Da qualche ora l’app Immuni è disponibile per il download. Ma come funziona esattamente questa applicazione? A cosa serve, chi l’ha sviluppata e in che modo può aiutare a limitare il diffondersi del contagio da Covid-19? A questa e ad altre domande tenteremo di rispondere spiegando la tecnologia che c’è dietro a questa app tanto discussa (e tanto attesa).
App Immuni: dove fare il download e come installarla?
Da qualche ora l’app Immuni è disponibile per il download. Scaricarla è molto semplice: basta andare sul proprio store (Google Play se si utilizza Android e Apple Store se si utilizza un iPhone) e installarla come si è soliti fare con qualsiasi altra applicazione. Una volta avviata per la prima volta una serie di slide illustra le caratteristiche e il funzionamento di Immuni. Il tutto è molto chiaro e intuitivo e l’intervento dell’utente ridotto al minimo indispensabile. Non occorre configurare nulla, non serve registrarsi, non serve fornire i propri dati personali (queste informazioni non vengono raccolte) e la procedura di installazione si conclude in pochissimi secondi. Tutto quello che bisogna fare è dire ad Immuni in quale regione e in quale provincia ci si trova. Fine.
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App Immuni: chi l’ha sviluppata, come funziona e quali tecnologie vengono utilizzate
La tanto attesa applicazione è stata sviluppata da una società italiana, con sede a Milano, chiamata Bending Spoons. Questa società è già attiva da tempo nello sviluppo e nella distribuzione di app di vario tipo e ha vinto la gara per scrivere il codice sorgente (a quanto si apprende la licenza del codice sorgente è stato ceduto a titolo gratuito al Governo Italiano). Il funzionamento è semplicissimo. Dopo aver installato l’app Immuni (ricordiamo che il download è gratuito) viene generato un codice univoco, anonimo e casuale che viene associato allo smartphone su cui è presente l’applicazione. Questo codice (che cambia ogni ora) è memorizzato sul dispositivo (non su su server esterni) e viene utilizzato solo nel caso in cui si risulti essere positivi al coronavirus Covid-19. In questo caso l’ID viene inserito sui server del ministero della salute e viene inviata una notifica a tutti i cellulari degli utenti che sono entrati in contatto, per un periodo di tempo prolungato, con la persona infetta avvisandoli del rischio ed invitandoli a prendere le dovute precauzioni.
La tecnologia utilizzata da Immuni è stata creata da Google ed Apple ed è basata sul bluetooth (che avviene acceso automaticamente quando l’app è in funzione). A quanto si apprende non viene utilizzata la geolocalizzazione (il GPS, per intenderci) e nessun dato dell’utente viene condiviso. L’app Immuni è disponibile per il download dal 1° giugno 2020.
Che fine fanno i dati raccolti da Immuni? La Privacy è a rischio?
Ok, l’app immuni mi piace, ho fatto il download e avviata l’applicazione ma la mia Privacy è a rischio?
Veniamo ora al tema forse più controverso e dibattuto in queste settimane: l’app Immuni è sicura? La nostra Privacy è a rischio? Quali dati vengono raccolti e che fine fanno? Su questo tema è lo stesso sito dell’applicazione a tranquillizzare tutti:
L’app non raccoglie alcun dato che consentirebbe di risalire alla tua identità. Per esempio, non ti chiede e non è in grado di ottenere il tuo nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo email.
L’app non raccoglie alcun dato di geolocalizzazione, inclusi i dati del GPS. I tuoi spostamenti non sono tracciati in alcun modo.
Il codice Bluetooth Low Energy trasmesso dall’app è generato in maniera casuale e non contiene alcuna informazione riguardo al tuo smartphone, né su di te. Inoltre, questo codice cambia svariate volte ogni ora, per tutelare ancora meglio la tua privacy.
I dati salvati sul tuo smartphone sono cifrati.
Le connessioni tra l’app e il server sono cifrate.
Tutti i dati, siano essi salvati sul dispositivo o sul server, saranno cancellati non appena non saranno più necessari e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2020.
È il Ministero della Salute il soggetto che raccoglie i tuoi dati. I dati verranno usati solo per contenere l’epidemia del COVID-19 o per la ricerca scientifica.
I dati sono salvati su server in Italia e gestiti da soggetti pubblici.
È stato detto e spiegato molte volte che la nostra Privacy non è compromessa ma possiamo fidarci? L’app Immuni è disponibile per il download in modo gratuito ma cosa c’è dietro? Chi ci guadagna? La risposta è semplice: andate e verificate voi stessi. Da qualche settimana è infatti disponibile il codice sorgente (per Android e per iOs) dell’applicazione. Chiunque può verificarne il funzionamento analizzando il codice sorgente che permette all’applicazione di funzionare.
Chi c’è dietro ad Immuni? Il progetto è completamente in mano al governo?
Questo è terreno fertile per i complottisti. Chi c’è dietro all’ app Immuni? La risposta è semplice: il Governo italiano e alcune sue agenzie. A questa domanda il sito ufficiale dell’applicazione risponde così:
[…] sviluppata dal Commissario Straordinario per l’Emergenza COVID-19 in collaborazione con il Ministero della Salute e il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione.
Per Immuni, il governo italiano si avvale di una licenza perpetua e irrevocabile su tutto il codice, le grafiche, i testi e la documentazione concessa a titolo gratuito da Bending Spoons S.p.A.
Sotto il coordinamento del Ministero della Salute e con il supporto del Dipartimento per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, lavorano al progetto le società a controllo pubblico SoGEI S.p.A. e PagoPA S.p.A. insieme a Bending Spoons S.p.A., che continua a fornire un servizio di documentazione, design e sviluppo software, sempre a titolo completamente gratuito e senza autorità decisionale o accesso ai dati degli utenti.
Ovviamente i complottisti obietteranno che non ci si può fidare dei poteri forti. Ok, vero. Ma in questo caso invito i complottisti a spegnere il computer, cancellarsi da Facebook, cancellarsi da Google, comprare un cellulare di vecchia generazione e, possibilmente, a rinunciare a Netflix, Amazon e tutta quella bella tecnologia a cui, ogni giorno, diamo dati personali senza farci troppe domande.