Bloccata ChatGpt perché non rispetta la privacy degli utenti? Non proprio. La famosa chat basata sull’intelligenza artificiale semplicemente non è conforme al GDPR e rischia sanzioni. Il garante della privacy italiano ha deciso di imporre delle limitazioni provvisorie al famoso servizio offerto da OpenAI semplicemente perché non rispetta le regole comunitarie sul trattamento dei dati personali degli utenti. Se si è in Italia e si tenta di accedere alla famosa chat basata sull’intelligenza artificiale si viene avvisati che il servizio è stato bloccato per gli utenti italiani a causa della richiesta del garante della privacy. Bloccata chatGpt quindi perché viola la privacy degli utenti? No. Il garante è solo stato molto rapido nel far rispettare le leggi e in particolare quella sulla privacy e il trattamento dei dati sensibili degli utenti. Se un sito non chiede agli utenti l’autorizzazione per il trattamento dei dati personali e non usa un banner per raccogliere il consenso quel sito è soggetto a multe. Questo è accaduto a ChatGPT che, non usando un sistema per la raccolta del consenso, di fatto, non rispetta il GDPR e le leggi della comunità europea. Possiamo quindi dire che è stata bloccata chatGpt perché non rispetta la privacy degli utenti? No, non proprio.
Il garante della privacy ha deciso: è stata bloccata chatGpt perché non rispetta il GDPR
L’autorità italiana per la protezione dei dati personali, il Garante della Privacy, ha avviato un’indagine su ChatGPT, la nota piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata e gestita da OpenAI, una società statunitense fondata inizialmente come no-profit da Sam Altman e ora guidata da Satya Nadella. Il Garante ha imposto una limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani da parte di OpenAI, con effetto immediato. Non è stata quindi bloccata chatGpt ma solo chiamata a rispettare, come tutti i siti internet che operano in Europa, le leggi della privacy e il GDPR.
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Il provvedimento del Garante è scaturito infatti dalla mancanza di un’informativa adeguata agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti dalla piattaforma. Inoltre, il Garante ha sollevato la questione dell’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi alla base del funzionamento della piattaforma. La questione è emersa in seguito a un bug emerso lo scorso 20 marzo quando openAI ha annunciato che, per colpa di un difetto di uno dei servizi che permettono a chatGpt di funzionare, i dati sensibili di alcuni utenti sarebbero stati esposti. Bloccata chatGpt dal garante perché non rispetta la privacy degli utenti? No. Il garante della privacy ha solo fatto il suo lavoro facendo rispettare il GDPR. Certo, questa volta è stato più celere e reattivo del solito.
Bloccata ChatGpt in Italial. La mail inviata a tutti gli utenti italiani da openAI
Subito dopo la richiesta del Garante della Privacy è stata bloccata chatGpt in Italia per problemi legati alla privacy. Tutti gli utenti italiani sono stati raggiunti da una mail scritta da openAI dove si informa:
Siamo spiacenti di informarvi che abbiamo disattivato ChatGPT per gli utenti in Italia su richiesta del Garante italiano.
Stiamo rimborsando tutti gli utenti in Italia che hanno acquistato un abbonamento ChatGPT Plus a marzo. Sospendiamo temporaneamente il rinnovo degli abbonamenti in Italia in modo che non vi siano addebitati durante la sospensione di ChatGPT.
Siamo impegnati nella protezione della privacy delle persone e crediamo di offrire ChatGPT in conformità con il GDPR e altre leggi sulla privacy. Ci impegniamo a collaborare con il Garante al fine di ripristinare il vostro accesso il prima possibile.
Molti di voi ci hanno detto che trovate ChatGPT utile per le attività quotidiane e non vediamo l’ora di renderlo nuovamente disponibile presto.
Se avete domande o preoccupazioni riguardo a ChatGPT o al processo di rimborso, abbiamo preparato una lista di domande frequenti per rispondere alle vostre domande.
—Il team di supporto di OpenAI
I problemi di OpenAI dello scorso 20 marzo hanno portato il garante della privacy a prendere provvedimenti contro chatGpt
Le indagini effettuate dal Garante hanno rilevato che le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando così un trattamento inesatto dei dati personali. Inoltre, il provvedimento sottolinea l’assenza di filtri per la verifica dell’età degli utenti. Nonostante i termini di servizio di OpenAI stabiliscano che il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di tali filtri esponga i minori a risposte potenzialmente inadatte rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. Non si può dire quindi che sia stata bloccata chatGpt e che gli utenti italiani siano a rischio privacy Semplicemente il garante ha rilevato dei problemi nel rispetto della legge europea sul trattamento dei dati personali.
Bloccata chatGpt: cosa succederà adesso alla chat basata sull’intelligenza artificiale per gli utenti italiani?
OpenAI, pur non avendo una sede all’interno dell’Unione Europea, ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo. La società ha ora 20 giorni di tempo per comunicare le misure intraprese in ottemperanza a quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
Lo ripetiamo ancora una volta quindi: non è stata bloccata ChatGpt ma è le è solo stato chiesto – come a tutti i siti internet operativi in Europa – di rispettare le leggi sulla privacy. Questa indagine mette in luce l’importanza della protezione dei dati personali e della privacy degli utenti nel crescente settore dell’intelligenza artificiale. Le autorità di regolamentazione in tutto il mondo stanno prestando sempre più attenzione alle potenziali violazioni dei diritti degli utenti e alla necessità di garantire che le aziende rispettino le leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati.
In risposta a queste preoccupazioni, alcuni esperti del settore suggeriscono l’adozione di misure più rigorose per proteggere la privacy degli utenti e garantire il corretto funzionamento delle piattaforme di intelligenza artificiale. Tra queste misure, vi sono la trasparenza nella raccolta e nel trattamento dei dati, l’implementazione di procedure di verifica dell’età e la formazione di comitati etici che supervisionino lo sviluppo e l’impiego di tecnologie di intelligenza artificiale.
La sfida lanciata dalle intelligenze artificiali agli utenti e alla privacy
Nel frattempo, le autorità italiane e internazionali continueranno a monitorare le attività di OpenAI e di altre aziende del settore, al fine di garantire che le piattaforme di intelligenza artificiale rispettino le leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati personali.
La vicenda di ChatGPT è solo l’ultimo esempio di come l’intelligenza artificiale stia sollevando nuove sfide e domande etiche in molti ambiti della società. Mentre le tecnologie di intelligenza artificiale continuano a evolversi e a permeare diversi settori, è fondamentale che i governi, le autorità di regolamentazione e le aziende collaborino per creare un quadro normativo equilibrato che protegga i diritti degli utenti, promuova l’innovazione e tenga conto delle implicazioni etiche e sociali.
In particolare, la questione della protezione dei minori nel contesto delle piattaforme di intelligenza artificiale è di crescente preoccupazione. I genitori, gli educatori e le organizzazioni per la tutela dei minori devono essere coinvolti nel dialogo su come garantire un ambiente online sicuro e adeguato per i più giovani, con un’attenzione particolare all’uso responsabile dell’intelligenza artificiale e alla prevenzione di possibili rischi e abusi.