Sembra quasi un pesce d’aprile ma purtroppo è tutto vero ed è successo veramente. Il portale dell’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) per ore e ore è stato inaccessibile ai più a causa dei troppi accessi contemporanei. Pornhub, noto portale di siti per adulti, non perde l’occasione e in un twit ha offerto il suo aiuto. Cosa è davvero successo? Perché questi disservizi? Cosa c’entra l’INPS con Pornhub? Era davvero inevitabile e imprevedibile? Cerchiamo di fare chiarezza spiegando brevemente cosa potrebbe essere successo.
Il sito dell’INPS irraggiungibile per ore: le possibile cause.
Allo scoccare della mezzanotte del 1° aprile 2020 il portale dell’INPS avrebbe dovuto dare la possibilita agli interessati (partite iva e autonomi) di inviare le richieste per accedere ai sussidi previsti dal governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Qualcosa tuttavia è andato storto in molti hanno lamentato l’impossibilità di accedere al portale della previdenza sociale. Cosa è successo?
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A quanto si apprende l’enorme volume di traffico (si è parlato di oltre 100 richieste al secondo) avrebbe mandato down i server dell’INPS rendendo di fatto il sito irraggiungibile. Nelle prime ore del 1° aprile alcuni utenti avrebbero addirittura lamentato falle nella privacy quando si sono visti attribuire l’anagrafica appartenente ad altre persone. Cosa è successo?
Il sito dell’INPS irraggiungibile. Pornhub offre i propri server
Come è possibile che cento accessi al secondo possano mettere in ginocchio un portale che dovrebbe essere attrezzato a ricevere carichi di volume facilmente prevedibili? Alcuni su twitter hanno ironizzato:
Tridico: “Il sito dell’INPS ha avuto 100 accessi al secondo. Qualunque sito sarebbe crollato con 100 accessi al secondo”. A questo punto affiderei la previdenza sociale a Pornhub, che credo abbia risorse informatiche all’altezza.
Tridico: “Il sito dell’INPS ha avuto 100 accessi al secondo. Qualunque sito sarebbe crollato con 100 accessi al secondo”.
A questo punto affiderei la previdenza sociale a Pornhub, che credo abbia risorse informatiche all’altezza.#INPSdown— Dio (@Dio) April 1, 2020
Ma il down del sito dell’INPS era stato notato da Pornhub in mattinata e il noto pornale di film per adulti aveva già offerto prontamente i propri server per ovviare al disservizio:
@INPS_it vorremmo offrirvi aiuto per potenziare il vostro sito grazie ai nostri server, contattateci
.@INPS_it vorremmo offrirvi aiuto per potenziare il vostro sito grazie ai nostri server, contattateci
— Pornhub ARIA (@Pornhub) April 1, 2020
Un simpatico scherzo d’Aprile? Come è possibile inoltre che i dati di molti utenti siano stati pubblicati in altri account? Cosa può essere successo?
Perché il portale dell’INPS è crollato e perché Pornhub ha offerto il suo aiuto?
Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi e ogni affermazione è puramente speculativa. Cosa può essere successo? Senza entrare in tecnicismi un server è un particolare tipo di computer che permette di pubblicare contenuti fruibili su internet. Questi server hanno una capacità di risorse limitata oltre la quale il servizio web (e l’erogazione delle pagine) viene interrotta dall’impossibilità di soddisfare tutte le richieste.
A causa dell’enorme volume di traffico i server che ospitano le pagine dell’INPS non sarebbero riusciti a fare il proprio lavoro e l’accesso, da parte degli utenti, è stato impossibile per ore costringendo a dilazionare la possibilità di inoltrare richieste. Molti però si sono domandati: come è possibile che siti come Facebook, Google, Youtube e Pornhub riescano a fronteggiare volumi di traffico molto superiori?
Come mai Facebook, Youtube, Google e Pornhub non hanno problemi a servire un alto numero di utenti?
Pensateci bene. Pornhub viene visitata ogni giorno da oltre 15 milioni di utenti (il che equivale a circa 170 accessi al secondo). Facebook e Google fanno numeri ancora più elevati. Come riescono questi portali a superare il limite che avrebbe messo in ginocchio il portale dell’INPS? La spiegazione è semplice e si chiama CDN (Content Delivery Network). Una CDN è una rete di server sparsi per il mondo che riescono a dividersi il carico (semplificando). Non c’è un solo server che eroga Facebook ma migliaia. Anche Pornhub usa una tecnologia simile e così tutti i principali siti di iformazione.
Quello che potrebbe essere accaduto all’INPS (che ovviamente, ci auguriamo, ha più di un server per fornire i propri servizi) è che l’infrastruttura utilizzata non è riuscita a reggere un carico di lavoro così elevato e “imprevisto”. In questo contesto Pornhub ha ironicamente offerto il propro network per ovviare al disservizio.
INPS: i dati degli utenti pubblicati per errore. Cosa potrebbe essere accaduto?
Cerchiamo ora di spiegare cosa potrebbe essere accaduto con la fuga di dati sensibili. Siamo sempre nel campo delle ipotesi, è bene sottolinearlo.
Per evitare che un server debba elaborare troppe informazione tutte insieme viene spesso utilizzato quello che viene chiamato un sistema di cache. Spiegato semplicemente un utente che accede a un portale (qualsiasi) costringe il server a recuperare l’informazione in un database per poi inviarla al browser dell’utente. Questa operazione è dispendiosa in termini di risorse e troppo operazioni di questo genere esiguite contemporaneamente affaticano sicuramente la macchina (o le macchine). Per ovviare a questo inconveniente molti sistemi prevedono la possibilità di elaborare una sola volta ( o comunque meno volte) le informazioni scrivendo i dati ottenuti in una memora temporanea chaiamta cache. Questa operazione allegerisce notevolmente il carico di lavoro dei server.
Probabilmente (la verità si saprà forse fra qualche tempo) per cercare di arginare il problema i tecnici del portale dell’INPS potrebbero avere attivato un sistema di cache non configurato in maniera ottimale. Questo potrebbe aver causato la scrittura di informazioni sensibili sulla memoria temporanea (la cache appunto) letta poi da altri utenti non autorizzati.
Quelle espresse sono solo ipotesi. L’unica cosa certa è che l’INPS ha scatenato l’ironia di Pornhub (e non solo)
Ovviamente – e non ci stancheremmo mai di ripeterlo – quelle fatte fin qui sono solo ipotesi verosimili. Possono essere molte altre le cause del disservizio avuto il 1° aprile dagli utenti del portale dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale. Quello che è certo è che l’INPS ha scatenato l’ironia di Pornhub (e dei suoi Social Media Manager). L’ironia, forse, ci salverà tutti.