Ad annunciarlo è lo stesso Mark Zuckerberg, CEO di Meta, sul suo profilo Facebook: “Stiamo lanciando il nostro Avatar Fashion Store su Facebook, Instagram e Messenger in modo che tu possa acquistare vestiti digitali per modellare il tuo avatar.” La mossa di Menlo Park sembra spingere l’acceleratore sul metaverso proponendo ai propri utenti la possibilità di acquistare accessori per il proprio alter ego digitale. Se il metaverso sarà una scommessa vincente oppure no lo scopriremo solo fra qualche anno. Per il momento possiamo affermare che Zuckerberg ci crede molto e con lui molte aziende che puntano a portare il proprio core business nella realtà virtuale.
Cos’è un Avatar? Perché vengono usati online?
La parola “Avatar” deriva dal sanscrito: cosa vuol dire?
Prima approfondire la novità lanciata dal fondatore di Facebook domandiamoci: cos’è un Avatar? Cosa indica la parola “Avatar”? Forse non tutti lo sanno ma il termine “Avatar” non nasce con il film di James Cameron ma ha origini molto più antiche e profonde, dall’induismo per la precisione. Il termine “Avatar” infatti viene dal sanscrito “Avatara” ed indica l’apparizione o la discesa sulla terra della divinità. Per certi versi sì potrebbe affermare che, almeno secondo la cultura induista, Gesù Cristo fosse stato un Avatar. Su Wikipedia leggiamo:
Potrebbe interessarti anche
Avatara[1] (AFI: /avaˈtara/; dal sanscrito अवतार, avatāra, pronuncia sanscrita : [ɐʋɐtaːrɐ]; a volte adattato, sul modello di inglese e francese, come avatar, /avaˈtar/[1][2]), in numerose teologie indù, è l’apparizione o la discesa sulla terra della divinità avente lo scopo di ristabilire o tutelare il Dharma.
Il significato originale della parola Avatar è stato poi traslato e adattato al mondo d’oggi. Quando parliamo di Avatar infatti non ci riferiamo ad una divinità ma ad un’immagine scelta per rappresentare la nostra identità digitale. Possiamo dire che la nostra immagine di profilo è un’avatar anche se, parlando di metaverso o di giochi online, questa definizione è riduttiva. Un avatar, sintetizzando, è dunque il nostro corpo digitale, una rappresentazione (non per forza fedele) di noi stessi in un mondo virtuale. Il film di James Cameron è utile per comprendere meglio: nel lontano pianeta di cui parla nella pellicola i militari e gli scienziati che tentano di colonizzare Pandora devono utilizzare un alter ego (un avatar) per vivere e respirare al di fuori delle strutture artificiali. Non ci dilunghiamo oltre e torniamo subito al tema dell’articolo: Meta sta lanciando un “Avatar Fashion Store” per permettere gli utenti di comprare accessori per il proprio gemello digitale.
Meta (la società che possiede Facebook, Messanger e Instagram) apre “Avatar Fashion Store” uno store dedicato agli Avatar
Il metaverso potrebbe essere il futuro, almeno questo si augura il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che qualche tempo fa ha cambiato il nome della società madre del Social Network più famoso al mondo in “Meta”. Stando a quanto si apprende gli sviluppatori sono a lavoro per creare il metaverso e stanno progettando i dispositivi per la realtà aumentata in grado di portare il mondo in una nuova era (sempre secondo le aspettative dell’azienda americana). Non stupisce quindi l’annuncio di aprire un “Avatar Fashion Store”, disponibile su Facebook, Messanger e Instagram, fatto da Zuckerberg su Facebook:
Stiamo lanciando il nostro Avatars Store su Facebook, Instagram e Messenger in modo che tu possa acquistare vestiti digitali per modellare il tuo avatar. I beni digitali saranno un modo importante per esprimersi nel metaverso e un grande motore dell’economia creativa. Sono entusiasta di aggiungere altri marchi e portare presto anche questa novità nella Realtà Virtuale. Eva Chen ed io abbiamo provato alcuni dei nuovi look di Balenciaga, Prada e Thom Browne, un cambio di passo rispetto al mio maglione di spugna.
Mark Zuckerber annuncia su Facebook l’apertura del “Avatar Fashion Store”
Ovviamente il nuovo strumento progettato da Meta, l'”Avatar Fashion Store” non sarà gratuito: gli accessori per il proprio Avatar saranno a pagamento e già molte aziende dell’alta moda stanno contribuendo (Balenciaga, Prada e Thom Browne sono solo alcuni esempi). Per capire se il mercato crederà nella scommessa di Meta bisognerà attendere sviluppi futuri.
