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La privacy su whatsapp è davvero garantita? L’inchiesta di ProPublica fa luce sull’argomento

Pubblicato da Fabio Ambrosi il 09/09/2021 - 01:55
La privacy degli utenti whatsapp è garantita? Cosa ha scopert l'inchiesta di ProPublica

Oltre due miliardi di utenti in tutto il mondo utilizzano whatsapp per scambiarsi messaggi, foto e video. Il tutto avviene con la criptografia end-to-end ovvero con una tecnologia che garantisce la privacy e la riservatezza dei contenuti condivisisi. Ma la privacy degli utenti whatsapp è davvero garantita? Un’inchiesta di ProPublica (testata giornalistica con sede a Manhattan specializzata in inchieste di interesse pubblico) ha recentemente svelato come lavori dietro le quinte la famosa app di messaggistica immediata per limitare gli abusi ed evitare la diffusione di contenuti illegali. Cosa accade quando segnalate un messaggio come spam? Ve lo siete mai chiesto?

Privacy su Whatsapp: garantita la riservatezza dei contenuti condivisi

Cosa è emerso dall’inchiesta di ProPublica? Tutto ha inizio nel 2020 quando la testata giornalistica statunitense ha denunciato alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti l’uso di software basati sull’intelligenza artificiale e l’impiego di personale in appalto ad aziende terze per analizzare e filtrare i messaggi privati degli unteni. Lo scopo di questa attività? Vagliare i contenuti condivisi per isolare potenziali attività illegali o  terroristiche da denunciare alle autorità.

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Anche se il fine è dei migliori il problema riguarda la tutela della riservatezza degli utenti. La privacy di chi utilizza whatsapp è garantita? C’è il rischio che ciò che scriviamo in chat – protette dalla criptografia end-to-end – venga letto da esseri umani? Tutto ruota intorno a questi interrogativi.

La criptografia end-to-end garantisce la riservatezza delle conversazioni. Cosa viene analizzato da software ed esseri umani?

La privacy di chi utilizza whatsapp non è dunque garantita? Chiariamo subito un punto: la criptografia end-to-end è una tecnologia che converte un testo scritto, un’immagine o un video in una serie di dati incomprensibili per chi non ha accesso alla chiave di decriptazione. In altre parole solo chi invia il messaggio e chi lo riceve può accedere al contenuto. Questa tecnologia non viene violata, né dai dipendenti whatsapp né dai aziende terze o da software basati sull’inelligenza artificiale. Come ha spiegato Carl Woog (portavoce di Whatsapp) interrogato da ProPublica i messaggi che vengono analizzati dai software e dal personale in appalto sono solo quelli segnalati dagli utenti come “spam”, “frode” o inerenti attività illecite (come immagini pedopornografiche). Questo genere di contenuti vengono quindi filtrati prima da un software proprietario poi da una squadra di 1000 dipendenti in outsourcing che decide se rimuoverli o segnalarli alle autorità.

Carl Woog rassicura:

“WhatsApp è un’ancora di salvezza per milioni di persone in tutto il mondo. Le decisioni che prendiamo sono sempre incentrate sulla privacy anche quando preveniamo e limitiamo gli abusi”.

L’inchiesta di ProPublica fatta per comprendere cosa fa Whatsapp con le informazioni degli utenti

Nell’inchiesta di ProPublica viene spiegato molto chiaramente in che modo i dati delle segnalazioni dei messaggi whatsapp vengano gestiti ed esaminati. Whatsapp rassicura sottolineando l’ottima reputazione della criptografia utilizzata. ProPublica infine, spiega perché ha deciso di indagare sull’argomento:

“Il dispiegamento di un esercito di revisori dei contenuti è solo uno dei modi in cui Facebook Inc. ha compromesso la privacy degli utenti di WhatsApp. Insieme, le azioni dell’azienda hanno lasciato WhatsApp, la più grande app di messaggistica al mondo, con due miliardi di utenti, molto meno riservata di quanto i suoi utenti probabilmente comprendano o si aspettino. Un’indagine di ProPublica, basata su dati, documenti e decine di interviste con dipendenti e appaltatori attuali ed ex, rivela come, dall’acquisto di WhatsApp nel 2014, Facebook abbia silenziosamente minato le sue ampie garanzie di sicurezza in diversi modi. (Due articoli quest’estate hanno notato l’esistenza dei moderatori di WhatsApp, ma si sono concentrati sulle loro condizioni di lavoro e retribuzione piuttosto che sul loro effetto sulla privacy degli utenti. Questo articolo è il primo a rivelare i dettagli e la portata della capacità dell’azienda di esaminare i messaggi e i dati degli utenti – e per esaminare cosa fa l’azienda con tali informazioni.)”

Questo articolo ha attinto alle seguenti fonti:


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