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Privacy e dati personali. Come guadagna chi gestisce un sito internet?

Pubblicato da Fabio Ambrosi il 29/01/2022 - 22:41
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In questo articolo del corso online di informatica e nuove tecnologie toccheremo un argomento molto delicato: Privacy e dati personali ovvero come guadagna chi gestisce un sito internet? Rispondere a questa domanda richiederebbe un corso a parte. Per comprendere come funziona l’economia del web occorre sapere dov’è il valore del prodotto che si vuole vendere. In questa sede ci limiteremo a spiegare, rapidamente, alcuni concetti chiave per capire come chi produce contenuti su internet riesca a far quadrare i conti. Accenneremo anche al tema delicatissimo della privacy e dei dati personali per comprendere perché molti servizi che usiamo tutti i giorni sono offerti gratuitamente.

Privacy e dati personali: la moneta di scambio fra utenti e aziende hi-tech

Verso la metà degli anni ’90, quando internet è approdata progressivamente alle masse degli utenti, tutti i servizi offerti erano gratuiti. All’epoca c’era la convinzione, condivisa da molti, che la rete fosse libera e un luogo a sé stante, quasi una nuova forma di democrazia dove tutti potessero avere pari opportunità, diritti e legittimità. A quei tempi il tema della privacy e della tutela dei dati personali era poco dibattuto e, in effetti, quando si navigava sui primi siti internet, erano poche le informazioni personali che l’utente era costretto a condividere a sua insaputa. Con il passare degli anni, con la nascita degli attuali protagonisti dell’industria hi-tech le cose piano piano cambiarono. Ad essere precisi il dibattito sull’opportunità di usare i cookie per memorizzare le abitudini dei navigatori iniziò già nel 1996 quando il Financial Times pubblicò un articolo per sollevare il problema della segretezza e riservatezza dei dati degli utenti.

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Sempre più persone iniziavano ad utilizzare la rete e i molti servizi gratuiti, spesso open-source, che venivano offerti ai primi navigatori. Tornare indietro e imporre un costo di abbonamento per chattare, comunicare e scamhiare informazioni era difficile. Come fare? Semplice, con la pubblicità. Il ragionamento era questo: “ok, io ti offro servizi gratuiti ma tu, in cambio, accetti di vedere banner pubblicitari“. Il compromesso era innocuo e più che legittimo ma come massimizzare i ricavi? È qui che entra in gioco il tema della privacy e dei dati personali.

Pubblicità e siti internet: quando qualcosa è gratuito il prodotto in vendita sei tu

Niente è davvero gratuito e quando così sembra probabilmente ad essere in vendita siamo noi. Questa frase è assolutamente vera e chiunque abbia visto il documentario Netflix “The Social Dilemma” può facilmente rendersene conto. Come detto i siti interent, le app e i prodotti che usiamo, apparentemente gratuiti, esistono grazie alla pubblicità. Anche il sito che stai visitando in questo momento ha banner pubblicitari, inseriti con lo scopo (auspicato) di ripagare i costi di gestione (server, applicazioni etc…).

L’industria pubblicitaria negli ultimi 20 anni si è progressivamente spostata dai media tradizionali (stampa, radio, tv) ai così detti nuovi media (smartphone, pc, tablet etc…). Questa migrazione non è stata indoloro e ha costretto editori e publisher a reinventarssi con una nuova veste digitale.
Se, inizialmente, la pubblicità erogata online era simile a quella venduta a giornali e riviste, con il passare degli anni si è iniziato a sfruttare le potenzialità della rete per “personalizzare” le inserzioni. “Perché vendere un paio di scarpe di moda a un utente che ama camminare scalso? Vendiamogli piuttosto un viaggio in una spaggia di nudisti!” I messaggi pubblicitari su misura sono più efficaci e garantiscono migliori risultati di conversione (vendite). Ed principalmente qui che nasce il problema della privacy e dei dati personali che gli utenti, spesso senza averne coscienza, convidiono con chi si occupa di marketing e comunicazione.

Come guadagnano i siti internet? Da dove arrivano i ricavi?

Prima di parlare di privacy e di dati personali domandiamoci: come fa un sito internet a guadagnare? Da dove arrivano i ricavi? Se i contenuti di un sito sono offerti gratuitamente ci sono queste possibilità:

  • Il sito internet guadagna dalla pubblicità visualizzata e dai click degli utenti su banner;
  • Il sito vende prodotti o servizi;
  • È un sito vetrina ovvero il proprietario guadagna in visibilità
Privacy e dati personali: come guadagna un sito internet?

Privacy e dati personali: come guadagna un sito internet?

Il caso più comune è quello di un sito internet che guadagna offrendo spazi pubblicitari agli inserzionisti. Gli introiti derivano dalle visualizzazioni dei banner o dai click. Oltre alla pubblicità – che come vedremo può minare la privacy e accedere ad alcuni dati personali degli utenti – i siti internet possono guadagnare vendendo prodotti o servizi. Infine la visibilità: i così detti siti vetrina sono pagine web che servno per coltivare l’identità pubblica di un personaggio o di un politico. Spesso è possibile trovare esempi di siti che combinano fra loro queste tre modalità.

Priacy e dati personali: quali informazioni vengono condivise davvero?

Veniamo ora al tema di questo articolo del corso online di informatica e nuove tecnologie: la nostra privacy è davvero a rischio? Quali dati personali vengono davvero condivise con chi si occupa di marketing e comunicazione? C’è da preoccuparsi o possiamo stare tranquilli? Sicuramente è importante che chiunque utilizzi le nuove tecnologie abbia la consapevolezza che, anche se in apparenza non paga in monete, in realtà un pagamento è sempre presente. Tutti noi utilizziamo prodotti gratuiti come Social Network o servizi di posta elettronica senza preoccuparci minimamente di come facciano questi servizi a sopravviere: diamo per scontato che esistano benefattori disposti ad immolarsi per il bene dell’umanità. La verità è molto più pratica: colossi quali Facebook, Google, Apple, Microsoft offrono servizi gratuiti in cambio dei nostri dati personali Ma di quali dati personali parliamo?

Privacy e dati personali: adv e banner pubblicitari

Privacy e dati personali: un esempio di banner pubblicitario

Principalmente a fare gola alle grandi aziende hi-tech sono i nostri interessi. Come nell’esempio fatto prima chi vende pubblicità online vuole massimizzare i ricavi veicolando inserizioni a chi può essere davvero interessato. Vi è mai capitato di cercare su google un paio di scarpe e di vedere poi in tutti i siti che visitate la pubblicità di calzature all’ultima moda? Vi è mai capitato di cercare un orologio da acquistare e di essere poi bombardati da banner pubblicitari pieni di orologi? Ecco, così funziona (semplificando molto) la pubblicità su misura. Fin qui niente di grave ma se la tecnologia usata per monitorare le nostre ricerche venisse usata per scopi diversi, come ad esempio per fare propaganda politica? È qui che iniziano i problemi.

Ogni volta che visitate un sito internet lasciate delle tracce digitali. Per tracce non intendiamo necessariamente il vostro nome e cognome ma dati demografici, geografici e di interesse. Ad esempio visitando un sito internet che utilizza i cookie per la profilazione degli utenti fate sapere se siete uomini o donne, la vostra età, da quale parte del mondo vi collegate e quali altri siti avete visitato (in sostanza cosa vi interessa). Queste informazioni possono essere usate – legittimamente – per offirvi un’esperienza su misura (magari proponendo contenuti a voi affini). Il vero problema sulla privacy e sui dati personali nasce quando questi dati vengono sfruttati per modificare il vostro comportamento e le vostre scelte (sociali, politiche etc…).

Cookie Policy e consenso degli utenti quando visitate un sito internet

C’è quindi da avere paura? Possiamo fidarci? La nostra privacy è a rischio e i nostri dai personali vengono usati male? Come abbiamo visto non è possibile dare una risposta definitiva a queste domande. In generale possiamo stare tranquilli (un sito internet come quello che stai leggendo non conosce la tua identità ma solo da quale città ti connetti, la tua età stimala, il tuo sesso e i tuoi interessi suddivisi in maniera generica per categorie). Queste informazioni vengono usate – generalmente – da network pubblicitari (come Google) per proporti inserzioni su misura. La legge però tutela i consumatori e il GDPR obbliga i siti a raccogliere il consenso dei suoi utenti. Avete presente quel banner che appare quando vi collegate per la prima volta ad una pagina web e che vi chiede di accettare determinate condizioni? Stiamo parlando proprio di questo. Se non accetti non vengono raccolti dati sensibili. Ogni sito, inoltre, ha una pagina dedicata alle policy sulla privacy e sui dati personali in cui viene spiegato quali tecnologie, quali tipologie di dati vengono raccolti e a chi vengono comunicati. In linea di massima quindi non c’è motivo per preoccuparsi troppo.

Privacy e dati personali: GDPR e raccolta del consenso

Privacy e dati personali: GDPR e raccolta del consenso

Questo non vuol dire che un problema legato alla privacy e all’uso indiscriminato dei dati personali non esista e sicuramente sono indispensabili delle regole e dei codici deontologici studiati e ragionati. Il tema è aperto e sicuramente molte novità arriveranno nei prossimi anni. Se vuoi avere maggiori informazioni sulla privacy mentre navighi puoi consultare il sito del garante della privacy per maggiori dettagli. Nei prossimi capitoli del corso online di informatica e nuove tecnologie vedremo cosa sono i cookie e come fanno a raccogliere informazioni sugli utenti dei siti.

Questo articolo ha attinto alle seguenti fonti:


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